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Perché partecipiamo alla manifestazione del 23 aprile?
Partecipiamo alla manifestazione del 23 aprile perché il mondo non è nostro. La Terra, tutta, è un luogo meraviglioso che ci ospita, ma non ci appartiene. Siamo solo ospiti di passaggio, con il dovere di rispettarla e preservarla per le generazioni future.
L’inquinamento ambientale sta causando catastrofi sempre più gravi. L’aria che respiriamo, l’acqua del mare e il cibo che mangiamo sono sempre a rischio di contaminazione. Le conseguenze sono, e saranno sempre più devastanti: malattie, povertà e degrado sociale.
Dobbiamo unirci e agire per cambiare le cose. Dobbiamo iniziare ad avere amor proprio, volerci più bene. Questo può essere possibile partendo proprio dal principio: rifiutando compromessi che danneggiano la nostra salute e il nostro meraviglioso territorio.
Diaciamo basta, a chi ci dice che non ci sono alternative per la nostra città. Sono loro che hanno deciso al posto nostro. Sempre. Sin dagli albori.
È pur voler essere “comprensivi”, diciamo che sì, è innegabile che quando l’industria è stata fondata, non si conoscevano tutti i danni che avrebbe potuto arrecare ai cittadini e alla propria terra. Ma ora, nel 2024, non abbiamo più scuse. I dati parlano chiaro: a Taranto, città tristemente nota per l’inquinamento industriale, la mortalità per tumore è nettamente superiore alla media nazionale (Vi invito a verificarli direttamente online). Questo significa che, ogni anno muoiono centinaia di persone a causa dell’inquinamento.
Il nostro territorio non può più piegarsi a questo ricatto occupazionale. La nostra identità è plasmata da turismo, mare, lavoro, cultura, arte e accoglienza (e potremmo aggiungere la genuinità dei prodotti locali, la bellezza dei paesaggi e la forza delle tradizioni). Dobbiamo recuperare il tempo perduto e agire con determinazione per cercare di salvare il salvabile, per Taranto e la sua provincia.
Per chiudere, vi riporto una perla di saggezza dei nativi americani che lessi anni fa in rete:
“Solo quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, solo quando l’ultimo fiume sarà stato avvelenato, solo quando l’ultimo animale selvatico sarà stato ucciso, vi renderete conto che il denaro non si può mangiare”.