Nuovo codice della strada: la riflessione sulla polemica tra Vasco Rossi e Matteo Salvini.

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La recente polemica tra Vasco Rossi e Matteo Salvini, scaturita dalle modifiche al codice della strada che prevedono l’arresto per chi viene trovato positivo alla cannabis, anche se fumata una settimana prima di mettersi alla guida, ha riacceso il dibattito su un tema che divide da anni: la legalizzazione della cannabis. È evidente che la questione richieda un approccio più equilibrato e meno ideologico, evitando estremismi che rischiano di peggiorare la situazione piuttosto che risolverla.

Partiamo da un punto fermo: la legalizzazione della cannabis potrebbe rappresentare un passo avanti non solo per garantire maggiore libertà individuale, ma anche per colpire duramente il mercato nero e, di conseguenza, le finanze della criminalità organizzata, che trae enormi profitti dal traffico di droga. Consentire alle persone di coltivare in casa due o tre piantine per uso personale ridurrebbe la dipendenza dal mercato illegale e offrirebbe una via d’uscita a chi oggi rischia di entrare in contatto con sostanze più pericolose (COCAINA, EROINA ECC) proprio a causa della malavita. 

Detto questo, è altrettanto importante stabilire delle regole chiare e responsabili. Chi sceglie di fare uso di cannabis per scopi ricreativi, ad esempio per rilassarsi dopo una lunga giornata di lavoro, deve essere consapevole dei limiti e delle responsabilità che ne derivano. Tra queste, il divieto assoluto di mettersi alla guida sotto l’effetto della sostanza: basterebbe stabilire un periodo di almeno 24 ore di astinenza prima di poter tornare al volante. Si tratta di una misura di buon senso, simile a quella che riguarda l’alcol, che non criminalizza inutilmente i cittadini ma garantisce la sicurezza sulle strade.

Tra l’altro,a mio avviso, se si vogliono imporre regole così rigide ai cittadini, sarebbe giusto applicare lo stesso principio a chi ci governa. Perché non introdurre l’obbligo di un test antidroga per i politici prima di assumere cariche pubbliche, sia a livello nazionale che locale? Sarebbe un segnale di trasparenza e coerenza: chi crea le leggi dovrebbe essere il primo a rispettarle. Troppo spesso, invece, assistiamo a un doppio standard, con politici che impongono regole ferree agli altri senza applicarle a se stessi, alimentando un senso di sfiducia e ipocrisia.

In conclusione, la questione della cannabis e delle sue implicazioni legali e sociali non può essere affrontata con un approccio punitivo o moralista. Serve un dibattito serio e costruttivo, che metta al centro la salute pubblica, la sicurezza e la libertà individuale, senza trascurare l’importanza di combattere la criminalità organizzata. Allo stesso tempo, è fondamentale che chi legifera dia l’esempio, dimostrando di essere all’altezza delle responsabilità che richiede il loro ruolo. Solo così si potrà costruire una società più giusta, equa e libera da pregiudizi.

🆘𝐂𝐎𝐍𝐃𝐈𝐕𝐈𝐃𝐈𝐋𝐎 𝐒𝐔⤵️
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