Lettera aperta all’INPS: richiesta di revisione delle procedure di riconoscimento delle invalidità civili.

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Lettera

Egregi Dirigenti, Medici e Operatori INPS, con la presente, intendo esprimere una riflessione collettiva, maturata dall’esperienza diretta di molti cittadini, sulle criticità riscontrate nel percorso di riconoscimento delle invalidità civili. Tale processo, che dovrebbe garantire sostegno a chi vive condizioni di fragilità, sembra oggi caratterizzato da dinamiche che rischiano di minarne la finalità stessa: tutelare i diritti di chi affronta sfide quotidiane legate a patologie invalidanti.

Punti critici

1) Superficialità delle visite mediche: la procedura prevede che il cittadino, già provato dalla gestione delle proprie patologie, si presenti alla visita con documentazione sanitaria certificata. Tuttavia, la valutazione si limita spesso a domande anagrafiche e a un colloquio di pochi minuti, insufficienti per descrivere l’impatto concreto delle patologie sulla vita quotidiana (mobilità, autonomia, sofferenza psicologica, ecc.). La mancata considerazione del contesto socio-relazionale e della progressione delle patologie riduce la valutazione a un mero esercizio burocratico, svincolato dalla realtà del richiedente.

2) Alto tasso di rigetti e ricorsi giudiziari: la stramaggioranza delle pratiche viene respinto in prima istanza, costringendo i cittadini a rivolgersi ad un avvocato. Poi, il fatto che gran parte dei ricorsi venga accolta evidenzia un divario tra i criteri applicati dall’INPS e quelli giurisprudenziali. Ciò solleva interrogativi sull’oggettività delle valutazioni e sul rispetto dei principi di equità sanciti dalla legge.

3) Conseguenze umane ed economiche: questi rigetti sistematici generano un circolo vizioso, come:

  • Spreco di risorse pubbliche (costi legali, tempi tribunali);
  • Stress emotivo per cittadini già vulnerabili, costretti a lunghe battaglie per vedersi riconosciuti diritti fondamentali;
  • Sfiducia nelle istituzioni, con il rischio di marginalizzazione sociale.

Proposte

  1. Formazione specifica dei medici valutatori: bisogna implementare corsi obbligatori sulle patologie invisibili (es. malattie rare, disturbi mentali) e sull’ascolto empatico, per garantire valutazioni basate su criteri olistici (non solo clinici, ma anche sociali).
  2. Fornire ai cittadini un modulo da compilare, dove descrivere: ore giornaliere di autonomia, farmaci assunti con effetti collaterali e impatto lavorativo/sociale. Questo questionario dovrebbe essere obbligatoriamente allegato insieme alla documentazione sanitaria certificata.
  3. Trasparenza nei criteri di valutazione: pubblicare linee guida dettagliate sulle percentuali di invalidità, con esempi pratici, per evitare discrezionalità arbitrarie.
  4. Sportello di mediazione pre-ricorso: creare immediatamente e in maniera semplice, un canale di riesame interno, prima del ricorso in tribunale.
  5. Feedback ai cittadini: fornire relazioni scritte che spieghino le motivazioni dei rigetti, citando gli articoli di legge applicati, per agevolare eventuali controdeduzioni.

Conclusione

L’INPS ha il dovere istituzionale di essere un alleato dei cittadini, non un ostacolo. Chiediamo che queste riflessioni siano tradotte in azioni concrete, per restituire dignità a un percorso che oggi appare più come un “muro” che come una “rete di protezione”.

🆘𝐂𝐎𝐍𝐃𝐈𝐕𝐈𝐃𝐈𝐋𝐎 𝐒𝐔⤵️
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